Il desiderio è fondamentale per l’innovazione e il cambiamento, ma spesso viene ridotto a mera risposta ai bisogni.
Il desiderio come motore dell’innovazione
Il desiderio è il luogo in cui nasce l’ innovazione . Il cambiamento, infatti, non accade per caso, ma nei pressi di chi lo cerca, di chi lo desidera . Lo abbiamo visto nella storia, con i primi cooperatori: utopisti che hanno ribaltato il rapporto tra capitale e lavoro, spinti da aspirazioni di giustizia e felicità . Per loro, felicità era sinonimo di comunità , non di mero consumo. Oggi, invece, la desiderabilità è ancorata alla logica degli oggetti dal valore “posizionale” (attribuiamo un valore in funzione della posizione sociale che l’oggetto incorpora).
Consumiamo, ma questo è in gran parte sconnesso dalla costruzione di una società migliore e desiderabile .
Accendere la nostalgia del mare
Per attuare un cambiamento radicale , è fondamentale risvegliare la nostalgia del mare , come affermava Saint-Exupéry . Non è sufficiente organizzare il lavoro per costruire una nave; è essenziale stimolare il desiderio di navigare in mare aperto . In un periodo di trasformazioni, caratterizzato dal fenomeno delle “grandi dimissioni” , dove solo l’8% degli italiani si sente coinvolto nel proprio lavoro, il desiderio deve tornare al centro dell’attenzione. È necessario partire da un compenso giusto , su cui l’Italia è in ritardo, ma le ricerche dimostrano che, sebbene questo sia cruciale, non è sufficiente: le persone cercano coinvolgimento , senso e connessione . Come si alimenta il senso? Non può essere imposto dall’alto, poiché nasce dalla relazione e dal riconoscimento dei desideri delle persone. È attraverso le relazioni che emergono le competenze tacite .
Questa visione è stata compresa da Adriano Olivetti , il quale sosteneva che la fabbrica non deve guardare solo all’indice dei profitti, ma deve distribuire ricchezza , cultura , servizi e democrazia . Il futuro non può essere costruito senza desiderio . È il mare aperto che spinge a costruire la nave.
Alimentare il senso attraverso le relazioni
Il senso si alimenta attraverso le relazioni , non può essere imposto dall’alto. Esso emerge dal riconoscimento dei desideri delle persone. Nelle relazioni si manifestano le competenze tacite . Adriano Olivetti aveva compreso questa dinamica: la sua fabbrica, pur apparendo come una realtà taylorista agli occhi degli stranieri, era in realtà un laboratorio di cultura e innovazione umanizzata . Egli affermava: “La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti.
Deve distribuire ricchezza , cultura , servizi , democrazia . Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica”. Questa visione è applicabile a tutti i settori e le istituzioni. L’ economia sociale ha un compito aggiuntivo: non limitarsi a rispondere ai bisogni, ma rilanciare la desiderabilità di un futuro comune , che è rischioso ma necessario. Le grandi trasformazioni si sviluppano lungo faglie conflittuali – come l’abitare, la cura, la povertà educativa o quella di senso – e richiedono energia e un rinnovato agonismo culturale per contrastare il mainstream.
Non possiamo cadere nella “sindrome dei fabbricanti di candele” (F. Bastiat), rimanendo chiusi nella logica del buio per continuare a vendere lucernai. Per desiderare e innovare , è necessario un nuovo protagonismo collettivo , capace di abitare i conflitti, risvegliare aspirazioni e ridisegnare il campo da gioco. Il futuro non si costruisce senza desiderio . È il mare aperto che spinge a costruire la nave.
L’economia sociale e il futuro comune
L’economia sociale ha un compito fondamentale: non limitarsi a rispondere ai bisogni, ma rilanciare la desiderabilità di un futuro comune , che è rischioso ma necessario. Le grandi trasformazioni si muovono lungo faglie conflittuali, come l’abitare, la cura, la povertà educativa o quella di senso, e richiedono energia e un rinnovato agonismo culturale per contrastare il mainstream. È essenziale evitare di cadere nella “sindrome dei fabbricanti di candele” (F. Bastiat), rimanendo chiusi nella logica del buio per continuare a vendere lucernai. Per desiderare e innovare , è necessario un nuovo protagonismo collettivo , capace di abitare i conflitti, risvegliare aspirazioni e ridisegnare il campo da gioco. Il futuro non si costruisce senza desiderio ; è il mare aperto che spinge a costruire la nave.