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Perché Donald Trump è ossessionato dalla Groenlandia?

L’interesse di Donald Trump per la Groenlandia solleva interrogativi sulla sua strategia geopolitica e sulle risorse dell’isola.

Una posizione strategica

La Groenlandia si trova sulla rotta più breve tra America ed Europa e si affaccia sull’ Artico , un mare di grande importanza strategica in questo periodo storico. Questo è dovuto al fatto che in questa area si intersecano le acque territoriali degli USA e della Russia , e le sue rotte possono diventare estremamente strategiche, specialmente con il progressivo scioglimento dei ghiacciai , che potrebbe creare nuove rotte navigabili. Tuttavia, in caso di conflitto, queste rotte potrebbero anche fungere da direttrici marittime per un attacco.

Elementi Strategici

Questi fattori rendono la Groenlandia un luogo di rilevanza non solo per motivi logistici, ma anche per aspetti militari. Durante la Guerra Fredda , l’isola era parte del GIUK Gap , un corridoio marittimo tra Groenlandia, Islanda e Regno Unito , che la NATO temeva potesse essere utilizzato dai sottomarini nucleari sovietici per avvicinarsi all’America. Sebbene questo passaggio abbia perso importanza con l’avvento delle armi nucleari a lungo raggio, rimane comunque un punto strategico dal punto di vista militare. Infatti, nel 2022, dopo l’inizio della guerra in Ucraina , la Danimarca ha deciso di riaprire una base radar alle isole Far Oer , che presidiava proprio il GIUK Gap e che era stata chiusa nel 2007. Negli ultimi anni, gli USA hanno aumentato la loro presenza in Groenlandia e Islanda, stabilendo basi e postazioni radar per monitorare le numerose rotte strategiche della zona.

Basi Militari

Attualmente, gli Stati Uniti hanno una base permanente all’estremità nord-ovest della Groenlandia, a Pituffik . Grazie a un accordo con la Danimarca del 1951, gli USA hanno il diritto di costruire basi sull’isola, che è così vasta da richiedere a Copenaghen di avere un numero sufficiente di mezzi per gestirne tutti gli aspetti militari. Questo stretto rapporto e il fatto che l’isola faccia parte della NATO rendono singolare la posizione di Trump, che ha dichiarato di essere pronto a utilizzare la forza militare per farla diventare parte degli Stati Uniti.

Risorse minerarie

Oltre ad avere una posizione strategica, la Groenlandia rappresenta anche un territorio ricchissimo di risorse naturali . Uno studio del 2023 ha mostrato come l’isola abbia riserve di 25 dei 34 minerali che la Commissione europea ha inserito nell’elenco delle “materie prime critiche” , ovvero tutti quei minerali difficili da sostituire, spesso utilizzati per la realizzazione di importanti strumenti tecnologici. Secondo l’ Economist , i materiali sono invece ben 43 dei 50 ritenuti critici dal governo USA. Queste materie fanno gola a molti: si tratta di risorse molto rare di cui la Cina detiene il primato globale, cosa che le rende ancora più ambite in un momento in cui l’Occidente cerca di diminuire la dipendenza da Pechino. Queste riserve, tuttavia, sono poco utilizzate: il governo autonomo della Groenlandia ha infatti proibito l’estrazione di petrolio e gas naturali per tutelare l’ambiente, mentre i progetti per lo sviluppo delle attività minerarie hanno sempre incontrato l’opposizione della popolazione locale, elementi che rendono anche difficile conoscere precisamente la vastità delle riserve minerarie groenlandesi.

Le entrate economiche per l’isola arrivano quindi soprattutto dalla pesca , che rappresenta la principale attività economica, e da ingenti aiuti da parte del governo centrale danese.

Lo status attuale della Groenlandia

La Groenlandia è un territorio che fa parte del Regno di Danimarca , dotato di un governo autonomo . Questo regno è composto da tre entità autonome: la Danimarca continentale, le isole Far Oer e la Groenlandia, ognuna con un proprio governo situato a Nuuk . Questa struttura garantisce un certo grado di autonomia da Copenaghen in vari aspetti. Nel 1985 , dopo un referendum tenuto tre anni prima, la Groenlandia ha lasciato la Comunità economica europea , di cui era parte dal 1973 come territorio danese. La popolazione groenlandese da tempo richiede maggiore autonomia e ha ottenuto poteri aggiuntivi nel 2009 a seguito di un referendum.

Attualmente, il governo locale sta considerando di tenere un nuovo referendum per l’indipendenza nel 2025 . Questo referendum è monitorato con attenzione anche da Donald Trump, che potrebbe cercare di sfruttare la volontà di separazione dalla Danimarca per trasformare la Groenlandia in un territorio statunitense.

Perché fa parte della Danimarca?

La Groenlandia, storicamente scarsamente popolata, è abitata da secoli dagli Inuit e ha visto numerosi viaggi vichinghi nel Medioevo, come testimoniato in diverse saghe. Tuttavia, nel XV secolo , un abbassamento delle temperature rese l’isola meno abitabile, portando all’abbandono da parte dei vichinghi. Successivamente, la Groenlandia entrò a far parte del Regno di Norvegia e Danimarca , diventando una colonia danese . Da quel momento, l’isola è rimasta sotto il controllo della corona di Copenaghen . L’unico periodo in cui la Groenlandia si separò di fatto dalla Danimarca fu durante l’occupazione nazista della penisola danese, quando l’isola si avvicinò politicamente al Nord America , per poi essere restituita alla Danimarca al termine del conflitto.

I tentativi di acquisto degli USA

La proposta di acquisto da parte di Donald Trump nel 2019 non è stata la prima volta che gli Stati Uniti hanno cercato di incorporare la Groenlandia . Già nel 1823 , gli Stati Uniti iniziarono a mettere in atto la cosiddetta “Dottrina Monroe” , che stabiliva che le Americhe dovessero rimanere nella sfera d’influenza statunitense, ma nonostante ciò, la Groenlandia rimase sotto il controllo danese. Nel 1867 , quando gli Stati Uniti acquistarono l’ Alaska dalla Russia , considerarono l’idea di fare lo stesso con la Groenlandia e l’ Islanda dalla Danimarca, ma senza successo. Un nuovo tentativo avvenne nel 1910 , in un complesso scambio territoriale che prevedeva il passaggio di due isole delle Filippine (allora territorio USA) alla Danimarca in cambio della Groenlandia, dell’Islanda e dei possedimenti danesi nei Caraibi. Tuttavia, questa discussione rimase confidenziale e non si concretizzò.

Nel 1916 , gli Stati Uniti acquistarono dalla Danimarca i loro possedimenti ai Caraibi, che divennero le Isole Vergini . In questo accordo, gli USA dichiararono che non avrebbero opposto obiezioni all’aumento della presenza danese in Groenlandia, creando un’eccezione alla dottrina Monroe. Dopo la Seconda Guerra Mondiale , l’occupazione nazista della Danimarca aumentò l’influenza americana sulla Groenlandia. Nel 1946 , il presidente Harry Truman propose nuovamente a Copenaghen l’acquisto dell’isola, offrendo 100 milioni di dollari , poiché i comandi militari americani ritenevano che l’isola fosse di importanza vitale per gli Stati Uniti. Tuttavia, il governo danese rifiutò la proposta.

La Guerra Fredda conferì un ruolo strategico alla Groenlandia, portando al trattato del 1951 che autorizzò gli Stati Uniti a realizzare basi militari sul territorio dell’isola, culminando nella costruzione della base di Thule , oggi conosciuta come Pituffik . Questo trattato conferì un ampio potere militare agli Stati Uniti sull’isola, frenando ulteriori tentativi di acquisto.

Fonte: tpi

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