Un appello alla politica per garantire il diritto all’educazione e la libertà educativa in Italia.
Il diritto all’educazione secondo la Costituzione
L’articolo 30 della Costituzione stabilisce che è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i propri figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Questo diritto è riconosciuto esclusivamente alla famiglia. Per garantire che questo diritto possa essere attuato, l’articolo 31 prevede che “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”. Ciò implica che tutte le istituzioni italiane sono tenute a supportare la famiglia nel realizzare il diritto all’educazione, considerato il principale dei diritti familiari. Inoltre, l’articolo 33, che è spesso oggetto di discussione, stabilisce che “la legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali”.
Questo significa che la legge deve garantire agli alunni la possibilità di frequentare liberamente la scuola scelta, in condizioni di parità rispetto a tutti gli altri. L’articolo 34, infine, comanda che “l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita “. Gli articoli 2 e 3 riconoscono e garantiscono i diritti inviolabili , come quello all’educazione dei figli, e stabiliscono che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge “. Leggere insieme questi articoli della Costituzione evidenzia come sia compito della Repubblica assicurare che la famiglia possa adempiere al proprio diritto e dovere di educare e istruire i propri figli. Tuttavia, attualmente, si osserva una clamorosa violazione di questi principi da parte della politica e delle istituzioni, che dovrebbero invece tutelare il bene comune.
La libertà delle scuole non statali
L’articolo 33 della Costituzione italiana stabilisce che le scuole non statali devono godere di piena libertà e che gli alunni di queste scuole devono ricevere un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali. Questo significa che la legge deve garantire che ogni studente possa frequentare liberamente la scuola di propria scelta, senza discriminazioni rispetto agli altri. Inoltre, l’articolo 34 afferma che l’ istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita per almeno otto anni, mentre gli articoli 2 e 3 riconoscono e garantiscono i diritti inviolabili dei cittadini, inclusi i diritti educativi. È evidente che la Repubblica ha il compito di assicurare che le famiglie possano esercitare il loro diritto di educare i propri figli. Tuttavia, attualmente, si osserva una violazione di questi diritti da parte della politica e delle istituzioni, che dovrebbero invece tutelare il bene comune. È preoccupante notare che anche alcune scuole paritarie si oppongono all’introduzione del “buono scuola” , contribuendo a creare un sistema educativo che esclude le famiglie meno abbienti. Questo è particolarmente triste considerando che anche alcune scuole cattoliche hanno manifestato opposizione, rendendo difficile per le famiglie con minori risorse iscrivere i propri figli a tali istituzioni.
La situazione attuale solleva interrogativi sulla responsabilità delle scuole e della politica nel garantire un accesso equo all’educazione per tutti, in linea con i principi democratici e costituzionali.
Violazione dei diritti educativi
Caro direttore, Sono profondamente colpito dalla situazione attuale riguardante la violazione dei diritti educativi in Italia. Durante la discussione sulla finanziaria, non è stata approvata la proposta per l’introduzione del “buono scuola” , che avrebbe consentito alle famiglie di scegliere liberamente la scuola per i propri figli. La giustificazione fornita è sempre la mancanza di fondi, ma questa è una falsità ; quando la politica è realmente interessata, i soldi si trovano sempre. La questione è aggravata da un pregiudizio ideologico che ha radici profonde, alimentato da una mentalità anticattolica. È evidente che la politica ignora alcuni articoli fondamentali della nostra Costituzione , che dovrebbe essere un faro per i diritti dei cittadini. In particolare, l’articolo 30 stabilisce che è un diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i propri figli, e questo diritto è esclusivamente riconosciuto alla famiglia.
Inoltre, l’articolo 31 impone alla Repubblica di supportare le famiglie nel loro compito educativo. L’articolo 33, che menziona il principio di parità per le scuole non statali, è spesso frainteso. Esso stabilisce che le scuole non statali devono avere piena libertà e garantire un trattamento equipollente agli alunni delle scuole statali. Tuttavia, attualmente, la Costituzione viene clamorosamente violata dalla politica e dalle istituzioni, che dovrebbero garantire il bene comune. Gli articoli 30, 31, 33, 34, 2 e 3 sono palesemente ignorati.
In aggiunta, alcune scuole paritarie si oppongono al “buono scuola”, contribuendo a creare un sistema educativo che esclude le famiglie meno abbienti. Questo è particolarmente triste considerando che anche alcune scuole cattoliche hanno manifestato opposizione, rendendo difficile per le famiglie cattoliche meno abbienti iscrivere i propri figli a tali istituzioni. Questo contrasta con i richiami della Chiesa a sostenere le persone in difficoltà. È fondamentale continuare a lottare per il diritto all’educazione, affinché venga rispettato e garantito a tutti, senza discriminazioni economiche. La battaglia per la libertà educativa è una questione di giustizia e dignità per ogni famiglia.
Il ruolo delle scuole paritarie
Alcune scuole paritarie si oppongono al “buono scuola” , il che porta a escludere le famiglie meno abbienti . Questa situazione è particolarmente preoccupante poiché, in questo modo, tali scuole diventano di fatto accessibili solo ai ricchi . È triste notare che anche alcune scuole cattoliche hanno manifestato opposizione a questa proposta, rendendo difficile per i cattolici poveri iscrivere i propri figli a una scuola cattolica. Questo contrasta con i richiami della Chiesa a sostenere le persone in difficoltà. La situazione attuale evidenzia una violazione dei diritti educativi, poiché il “buono scuola” dovrebbe essere garantito dalla Costituzione e non dovrebbe essere visto come in contrapposizione al sostegno diretto per le emergenze delle scuole. È fondamentale unirsi per affermare il principio democratico del diritto all’educazione, un principio già applicato in molti altri Paesi europei .
Un appello alla solidarietà
Si invita a unirsi per affermare il principio democratico del diritto all’educazione . È fondamentale che le famiglie possano esercitare il loro diritto di scegliere la scuola per i propri figli, senza discriminazioni economiche. Attualmente, la situazione è preoccupante, poiché alcune scuole paritarie si oppongono al “buono scuola” , contribuendo a escludere le famiglie meno abbienti dall’accesso a un’istruzione di qualità. Questa opposizione è particolarmente triste, considerando che anche alcune scuole cattoliche hanno manifestato tale resistenza, rendendo difficile per le famiglie povere iscrivere i propri figli a queste istituzioni. È essenziale che ci sia un’alleanza tra le famiglie e le istituzioni per garantire che il diritto all’educazione venga rispettato e che tutti i cittadini possano godere di pari opportunità. La speranza è che si riesca a unire l’associazionismo familiare per sostenere questa battaglia, che è un principio democratico fondamentale, già applicato in molti altri Paesi europei.
Fonte: ilsussidiario