La Conferenza delle Parti (COP29) si è conclusa con un senso di delusione per molti, in particolare per i paesi in via di sviluppo che si aspettavano un impegno finanziario più consistente da parte delle nazioni sviluppate. Nonostante la promessa di 300 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2035 per affrontare il cambiamento climatico, questa cifra è considerata insufficiente rispetto alle necessità reali e alle stime dell’ONU. Con il 2024 già etichettato come l’anno più caldo mai registrato, la COP29, tenutasi a Baku, è stata dominata da discussioni sui finanziamenti, evidenziando l’urgenza di affrontare le sfide climatiche globali. Tuttavia, l’accordo finale non ha soddisfatto le aspettative, lasciando un crescente senso di ingiustizia climatica tra i paesi più vulnerabili.
COP29: Promesse di Finanziamenti Climatici e la Delusione dei Paesi Vulnerabili
La COP29, tenutasi a Baku, ha visto i paesi sviluppati promettere 300 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2035 per sostenere i paesi in via di sviluppo nella lotta contro il cambiamento climatico. Tuttavia, questa cifra è stata giudicata insufficiente rispetto alle aspettative dei paesi più vulnerabili e alle stime dell’ONU e di molti economisti. Questi fondi sono destinati a finanziare azioni di mitigazione e adattamento, oltre a compensare i danni causati dalle catastrofi climatiche. Nonostante l’aumento rispetto agli impegni precedenti, l’importo promesso è ben al di sotto delle necessità reali. Gli economisti dell’ONU stimano che i paesi in via di sviluppo avranno bisogno di 1.000 miliardi di dollari di investimenti aggiuntivi a partire dal 2035.
La COP29 è stata caratterizzata da intensi dibattiti sui finanziamenti, con cifre che sembrano enormi ma che non rispecchiano l’urgenza della situazione attuale. L’anno 2024 è già considerato il più caldo mai registrato, con eventi climatici estremi che colpiscono duramente i paesi più poveri. Le emissioni di gas serra continuano ad aumentare, con un incremento dell’1,3% nel 2023, e le politiche attuali potrebbero portare a un riscaldamento globale di circa 3,1°C entro il 2100. La COP29 mirava a evitare questo scenario e a riparare l’ingiustizia climatica, ma i risultati sono stati deludenti per molti paesi del Sud. La promessa di 300 miliardi di dollari all’anno è stata vista come un passo avanti rispetto all’accordo di Copenaghen del 2009, ma ancora lontana dalle necessità effettive.
L’Anno Più Caldo di Sempre: Impatti e Sfide della COP29
La COP29 si è svolta in un contesto di record di calore e eventi climatici estremi. L’anno 2024 è stato caratterizzato da numerose catastrofi climatiche, tra cui precipitazioni mortali in Nepal e Kerala, uragani negli Stati Uniti e inondazioni devastanti in Africa. Questi eventi, intensificati dalle attività umane, hanno evidenziato l’urgenza di azioni concrete. Le emissioni di gas serra continuano ad aumentare, con un incremento dell’1,3% nel 2023, minacciando un riscaldamento globale di 3,1°C entro il 2100. La COP29 mirava a evitare questo scenario e a correggere l’ingiustizia climatica che colpisce i paesi più poveri.
Tuttavia, l’aiuto promesso è inferiore alle necessità stimate dall’ONU e dagli economisti. La necessità di investimenti per l’adattamento e la mitigazione è cruciale per evitare ulteriori danni. Le azioni di adattamento includono il rafforzamento dei sistemi di allerta precoce e la costruzione di infrastrutture resilienti. I costi dell’adattamento sono stimati tra 30 e 50 miliardi di dollari all’anno in Africa subsahariana. Le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico richiedono finanziamenti significativi per compensare i paesi più vulnerabili.
Finanziamenti Insufficienti: Le Richieste dei Paesi in Via di Sviluppo
I paesi in via di sviluppo hanno espresso insoddisfazione per i finanziamenti promessi alla COP29, ritenendoli insufficienti per affrontare le sfide climatiche. Nonostante l’aumento rispetto agli impegni precedenti, i 300 miliardi di dollari annui promessi dai paesi sviluppati a partire dal 2035 non soddisfano le aspettative. Le stime dell’ONU e di molti economisti indicano che sarebbero necessari investimenti molto più consistenti per azioni efficaci di mitigazione e adattamento. I paesi più vulnerabili, che subiscono le conseguenze più gravi del cambiamento climatico, richiedono un supporto finanziario maggiore. Le somme discusse durante la COP29, seppur elevate, non rispecchiano la reale urgenza della situazione climatica attuale.
Le sovvenzioni annuali alle energie fossili, che ammontavano a 7.000 miliardi di dollari nel 2022, superano di gran lunga i finanziamenti climatici. I paesi in via di sviluppo chiedono che i finanziamenti siano equi e non impongano ulteriori oneri finanziari. L’inflazione e l’indebitamento crescente rendono ancora più urgente un aumento dei finanziamenti per il clima. Le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico richiedono risorse finanziarie significative per essere affrontati adeguatamente. I paesi sviluppati, storicamente responsabili delle emissioni di gas serra, sono chiamati a contribuire maggiormente.
Lotta al Cambiamento Climatico: Attenuazione, Adattamento e Perdite
La lotta al cambiamento climatico si concentra su tre aree principali: attenuazione, adattamento e perdite e danni. L’attenuazione mira a ridurre le emissioni di gas serra attraverso la transizione verso energie rinnovabili e la conservazione dei pozzi di carbonio naturali. È cruciale sostenere i paesi in via di sviluppo in questa transizione per evitare l’uso di risorse fossili. Gli investimenti globali in energie pulite sono aumentati, ma i paesi a basso reddito rappresentano solo una piccola parte di queste spese. L’adattamento è essenziale per affrontare i rischi climatici, come le inondazioni e la siccità, che minacciano le risorse e le infrastrutture.
Tuttavia, i costi dell’adattamento sono elevati e superano di gran lunga i finanziamenti attuali. Le perdite e i danni si riferiscono agli impatti irreversibili del cambiamento climatico che superano le capacità di adattamento. I paesi vulnerabili chiedono da tempo finanziamenti per affrontare queste perdite, ma le somme promesse sono insufficienti. Gli economisti stimano che saranno necessari centinaia di miliardi di dollari all’anno per coprire queste perdite. L’accordo di Baku rappresenta una delusione per i paesi del sud, che sperano in una revisione entro cinque anni.
L’Ingiustizia Climatica: Perché i Paesi Sviluppati Devono Contribuire
L’ingiustizia climatica è un tema centrale nelle discussioni internazionali, poiché i paesi sviluppati sono storicamente i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra. Questi paesi, tra cui Europa, Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda, hanno contribuito in modo significativo al cambiamento climatico, mentre i paesi in via di sviluppo ne subiscono le conseguenze più gravi. L’Africa, ad esempio, ha contribuito solo al 7% delle emissioni nette di CO2 tra il 1850 e il 2019, ma è il continente più vulnerabile agli impatti climatici. La responsabilità storica dei paesi sviluppati è stata riconosciuta nell’Accordo di Parigi, che sottolinea la necessità di un maggiore impegno da parte loro. I paesi del G20, responsabili di oltre tre quarti delle emissioni globali, devono agire rapidamente per ridurre le loro emissioni.
L’industrializzazione, l’urbanizzazione e la deforestazione stanno aumentando le emissioni del continente, aggravando la crisi climatica. I paesi sviluppati devono quindi fornire supporto finanziario per l’adattamento e l’attuazione di misure di mitigazione nei paesi in via di sviluppo. Le azioni di adattamento sono cruciali per ridurre i rischi climatici, ma richiedono investimenti significativi. Le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico superano spesso le capacità di adattamento dei paesi più vulnerabili. È essenziale che i paesi sviluppati contribuiscano finanziariamente per compensare queste perdite e danni.
Le promesse di finanziamento fatte finora sono insufficienti rispetto ai bisogni reali dei paesi in via di sviluppo. L’inflazione e l’aumento dei costi dei progetti di adattamento complicano ulteriormente la situazione. I paesi in via di sviluppo necessitano di investimenti significativi per sostenere la transizione verso energie rinnovabili. Le energie fossili, sebbene più economiche, non devono essere la base dello sviluppo futuro. I paesi sviluppati devono assumersi la responsabilità di sostenere finanziariamente la transizione energetica globale.
Prospettive Future: Revisione dell’Accordo e Possibili Soluzioni
La COP29 si è conclusa con un accordo che ha deluso molti paesi del Sud, nonostante i loro sforzi per essere ascoltati. Tuttavia, è stata inserita una clausola che permette la revisione dell’accordo entro cinque anni, anziché dieci come inizialmente previsto. Entro il 2034, si spera che alcune idee possano prendere piede, come l’introduzione di una tassa sui più ricchi. Il Réseau Action Climat ha sottolineato che un’imposta del 2% sulla fortuna di 3.000 miliardari potrebbe generare 250 miliardi di dollari all’anno. Una roadmap durante la prossima COP, che si terrà in Brasile nel 2025, dovrebbe consentire ai paesi meno avanzati di ottenere più sovvenzioni e garanzie.
La pressione internazionale potrebbe spingere i paesi sviluppati a incrementare i loro contributi finanziari. L’adozione di nuove tecnologie e pratiche sostenibili potrebbe ridurre i costi di adattamento e mitigazione. La cooperazione tra paesi potrebbe portare a soluzioni innovative per affrontare il cambiamento climatico. La sensibilizzazione dell’opinione pubblica potrebbe influenzare le decisioni politiche a favore di un maggiore impegno finanziario. La creazione di fondi specifici per le perdite e i danni potrebbe garantire un supporto più equo ai paesi colpiti.
La revisione dell’accordo rappresenta un’opportunità per correggere le disuguaglianze attuali nel finanziamento climatico. La collaborazione tra governi, ONG e settore privato potrebbe accelerare l’implementazione di soluzioni efficaci. La trasparenza nei processi decisionali potrebbe aumentare la fiducia tra i paesi partecipanti. La promozione di politiche fiscali verdi potrebbe incentivare investimenti sostenibili a lungo termine. La revisione dell’accordo potrebbe portare a un maggiore impegno per la giustizia climatica.