La musica, da sempre veicolo di espressione culturale, si trova al centro di un dibattito complesso e affascinante, come evidenziato dall’antropologo Jean-Loup Amselle nel suo recente lavoro. In questo articolo, esploreremo il paradosso del metissage, un fenomeno che, pur celebrando la fusione di generi e culture, rivela una visione razziale e gerarchica delle tradizioni musicali. Amselle ci invita a riflettere su come le categorie musicali, create nel contesto del nazionalismo e dell’ethnologia, abbiano contribuito a una separazione tra culture, spesso ignorando la storicità e la porosità delle identità musicali. Attraverso un’analisi critica, scopriremo come la musica, lungi dall’essere un semplice strumento di inclusione, possa rivelarsi un mezzo di dominazione culturale, mantenendo vive distinzioni che sembrano superate. Un viaggio che ci porterà a riconsiderare il nostro approccio alla musica e alle sue molteplici influenze.
Il Ruolo delle Categorie Musicali nella Dominazione Culturale Occidentale
Secondo l’antropologo Jean-Loup Amselle, la creazione delle categorie musicali ha avuto un ruolo cruciale nell’affermazione di una presunta dominazione culturale dell’Occidente . Amselle identifica tre classificazioni fondamentali: la musica classica , che è scritta e fissata; la musica etnica , che è orale e improvvisata; e le musiques du monde , che emergono dal loro mescolamento. Questo schema di classificazione non è solo una questione di categorizzazione, ma riflette una gerarchizzazione che implica una visione raciale delle musiche, suggerendo che esistano musiche radicalmente distinte e separate nel tempo e nello spazio. L’idea di metissage e di porosità culturale è stata progressivamente oscurata dall’emergere dell’ ethnologia nel XIX secolo, che ha contribuito a separare le etnie, le culture e le identità. Questo processo è stato alimentato dal nazionalismo europeo , che ha portato alla registrazione delle tradizioni orali e delle musiche popolari.
La marginalizzazione delle musiche orali e improvvisate ha portato a una loro rappresentazione distorta, dove l’idea di un metissage originario è stata sostituita da una visione di musiche isolate e immutabili. Questo ha impedito il riconoscimento dell’ agentività dei musicisti, che sono stati visti come passivi piuttosto che come attori attivi nel mescolare e reinterpretare le loro tradizioni musicali. Le musiche etniche, come quelle dei Pygmèi , sono rimaste a lungo in un isolamento che ha negato la loro storicità e la loro evoluzione. Amselle critica anche la separazione e la specificazione delle musiche, che hanno reso possibile la loro successiva riappropriazione culturale . Le musiche popolari sono state integrate nella musica classica o assorbite nelle etichette di world music e fusion music , ma sempre mantenendo una separazione che riflette le dinamiche di potere esistenti.
L’Influenza dell’Etnologia sul Nazionalismo Musicale Europeo
Secondo Jean-Loup Amselle, l’ influenza dell’etnologia sul nazionalismo musicale europeo ha avuto conseguenze significative nella creazione di categorie musicali che riflettono una gerarchizzazione culturale. A partire dal XIX secolo, con l’emergere dell’etnologia, si è assistito a una crescente separazione tra le diverse etnie e culture, un processo che ha trovato terreno fertile nel contesto del nazionalismo europeo. Questo fenomeno è stato accompagnato dalla registrazione delle tradizioni orali e delle musiche popolari, come evidenziato dai lavori di compositori come Béla Bartók e Zoltán Kodály . Questi musicisti, attraverso la raccolta di melodie popolari in Romania, hanno contribuito a definire un’idea di musica ‘autentica’ che escludeva influenze esterne, come quella della musica tsigana , considerata erroneamente come la vera musica ungherese. Amselle sottolinea che la raccolta di musiche popolari europee e quella delle musiche esotiche sono animate dalla stessa pulsione di purificazione etnica .
Le musiche popolari sono state integrate nella musica classica o assorbite nelle etichette di world music e fusion music , ma sempre mantenendo una separazione che riflette le dinamiche di potere esistenti. Questo processo è visto come un gesto di apertura, ma in realtà perpetua una logica razzista che consente all’Occidente di continuare a dominare attraverso la musica, mantenendo le tradizioni musicali in uno schema di separazione e sfruttamento. La legittimità dell’ ethnomusicologia è messa in discussione, poiché essa stessa contribuisce a giustificare l’operato di coloro che si occupano di musiques métisses . La continua esistenza di queste categorie implica che le musiche orali e improvvisate rimangano subordinate, perpetuando una visione distorta delle culture musicali e delle loro interazioni.
Béla Bartók e la Raccolta delle Melodie Popolari: Un Esempio di Etnomusicologia
Béla Bartók e Zoltán Kodály sono figure emblematiche nel campo della raccolta delle melodie popolari , un’attività che ha avuto un impatto significativo sull’ etnomusicologia . La loro opera si è concentrata sulla registrazione e la notazione di centinaia di melodie folkloriche e canti popolari, principalmente in Romania. Questo lavoro non solo ha richiesto una profonda conoscenza musicale, ma anche competenze in linguistica , organologia , etnologia e sociologia . Bartók e Kodály hanno catalogato i canti in base ai dialetti regionali , alle forme musicali , alle particolarità ritmiche , alle scale e agli strumenti che li accompagnavano, dimostrando un approccio sistematico e scientifico alla musica popolare. L’importanza di questo lavoro risiede nel fatto che ha contribuito a definire un’idea di musica ‘autentica’, isolando ciò che Bartók considerava veramente ungherese .
Bartók, in particolare, ha cercato di isolare le melodie che considerava autentiche, contribuendo a una purificazione etnica della musica. Questo approccio ha avuto conseguenze durature, poiché ha portato a una visione distorta delle musiche etniche, che sono state spesso rappresentate come passive e immobili , negando la loro storicità e evoluzione . La raccolta di melodie popolari, quindi, non è stata solo un atto di documentazione, ma ha avuto un impatto profondo sulla percezione delle culture musicali e sulla loro interazione nel contesto globale.
Le Musiche ‘Senza Scrittura’: Dalla Dignità alla Denigrazione
L’analisi di Jean-Loup Amselle mette in evidenza come le musiche ‘senza scrittura’ , ovvero quelle orali e improvvisate , siano state storicamente soggette a un processo di denigrazione e marginalizzazione . Queste musiche, che rappresentano una parte fondamentale del patrimonio culturale di molte società, sono state spesso percepite come inferiori rispetto alla musica classica scritta, contribuendo a una gerarchizzazione culturale che ha radici profonde nel nazionalismo europeo e nell’ etnologia . Amselle sottolinea che, mentre i compositori come Béla Bartók e Zoltán Kodály hanno svolto un ruolo cruciale nella raccolta e nella notazione delle melodie popolari, il loro lavoro ha anche contribuito a isolare e purificare ciò che consideravano ‘autentico’, escludendo influenze esterne come la musica tsigana . Questo processo ha portato a una visione distorta delle musiche orali, che sono state rappresentate come statiche e immutabili , negando la loro storicità e evoluzione . Amselle critica la separazione e la specificazione delle musiche, che hanno reso possibile la loro successiva riappropriazione culturale .
Amselle conclude che la continua esistenza di queste categorie implica che le musiche orali e improvvisate rimangano subordinate, perpetuando una visione distorta delle culture musicali e delle loro interazioni. La legittimità dell’ethnomusicologia è messa in discussione, poiché essa stessa contribuisce a giustificare l’operato di coloro che si occupano di musiques métisses , mantenendo così in vita una narrativa che denigra le musiche ‘senza scrittura’.
Il Paradosso del Metissage: Un’Operazione Racista Mascherata
Secondo Jean-Loup Amselle, il paradosso del metissage si manifesta in un’operazione che, pur presentandosi come un gesto di apertura e inclusività, si rivela in realtà una forma di razzismo mascherato . Amselle sottolinea che, sebbene il metissage e la fusione dei generi musicali siano spesso celebrati come valori progressisti, essi si fondano su una visione razzializzante che presuppone l’esistenza di musiche radicalmente distinte e separate nel tempo e nello spazio. Questo approccio ha portato a una gerarchizzazione delle musiche, dove le tradizioni orali e improvvisate sono state frequentemente marginalizzate e denigrate. L’analisi di Amselle mette in evidenza come la raccolta di musiche popolari da parte di figure come Béla Bartók e Zoltán Kodály non sia stata solo un atto di documentazione, ma abbia contribuito a un processo di purificazione etnica . Bartók, ad esempio, si preoccupava di isolare ciò che considerava autenticamente ungherese , escludendo influenze come quella della musica tsigana , che egli riteneva erroneamente identificata come la vera musica ungherese.
Questo ha impedito il riconoscimento dell’ agentività dei musicisti, che sono stati visti come passivi piuttosto che come attori attivi nel mescolare e reinterpretare le loro tradizioni musicali. Le musiche etniche, come quelle dei Pygmèi , sono rimaste a lungo in un isolamento che ha negato la loro storicità e la loro evoluzione. Amselle conclude che la continua esistenza di queste categorie implica che le musiche orali e improvvisate rimangano subordinate, perpetuando una visione distorta delle culture musicali e delle loro interazioni. La legittimità dell’ethnomusicologia è messa in discussione, poiché essa stessa contribuisce a giustificare l’operato di coloro che si occupano di musiques métisses , mantenendo così in vita una narrativa che denigra le musiche ‘senza scrittura’.
La Legittimità dell’Etnomusicologia e le Sue Implicazioni Culturali
L’ etnomusicologia si trova al centro di un dibattito cruciale riguardo alla sua legittimità e alle sue implicazioni culturali . Secondo Jean-Loup Amselle, la disciplina ha storicamente contribuito a una gerarchizzazione delle musiche, perpetuando una visione che separa le tradizioni musicali in categorie rigide. Questo processo è stato alimentato dall’ etnologia e dal nazionalismo europeo , che hanno portato a una crescente separazione tra le diverse etnie e culture. Amselle sottolinea che, mentre i compositori come Béla Bartók e Zoltán Kodály hanno svolto un ruolo fondamentale nella raccolta delle melodie popolari, il loro lavoro ha anche contribuito a un’idea di musica autentica che escludeva influenze esterne, come quella della musica tsigana . Questo approccio ha portato a una marginalizzazione delle musiche orali e improvvisate, che sono state frequentemente rappresentate come statiche e immutabili .
Le musiche etniche, come quelle dei Pygmèi , sono rimaste a lungo in un isolamento che ha negato la loro storicità e la loro evoluzione. La continua esistenza di queste categorie implica che le musiche orali e improvvisate rimangano subordinate, perpetuando una visione distorta delle culture musicali e delle loro interazioni. La legittimità dell’ethnomusicologia è messa in discussione, poiché essa stessa contribuisce a giustificare l’operato di coloro che si occupano di musiques métisses , mantenendo così in vita una narrativa che denigra le musiche ‘senza scrittura’.