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Fare scuola: l’importanza della narrazione nell’insegnamento

La ricerca e il riconoscimento del senso del conoscere e dell’imparare sono al centro dell’attenzione di pedagogisti e insegnanti.

Il ruolo dei ‘cercatori di senso’ nell’educazione

I cercatori di senso , come definiti dal filosofo canadese Charles Taylor , sono figure centrali nell’educazione contemporanea. Questi individui apprendono attraverso il dialogo e la condivisione di esperienze , creando un ambiente di apprendimento reciproco. Nella narrazione , intesa come modalità di condivisione di esperienze e cultura, i cercatori di senso si incontrano per discutere non solo ciò che devono fare, ma anche ciò che è importante amare .

Il valore della narrazione

Il discorso, in tutte le sue forme, può svilupparsi come una ricerca narrativa . L’insegnante inizia a condividere un racconto con gli allievi, che a loro volta possono continuare la narrazione con le proprie storie. In questa prospettiva, ogni contenuto può essere comunicato attraverso la narrazione , inclusi quelli legati al pensiero logico-scientifico . Ogni comunicazione si articola in due aspetti fondamentali: il “che cosa” (l’argomento) e il “come” (il modo di trattarlo), aprendo la strada a una molteplicità di racconti e connessioni tra fatti e significati.

I cercatori di senso non si limitano a ricevere informazioni, ma partecipano attivamente a un processo di apprendimento che stimola la loro curiosità e creatività. Questo approccio educativo non solo arricchisce la loro comprensione, ma li incoraggia anche a esplorare nuove idee e a formulare domande, rendendo l’apprendimento un’esperienza dinamica e coinvolgente.

Esempio di narrazione a scuola: Gatto nero e gatta bianca

La maestra legge ai bambini una fiaba intitolata Gatto nero e gatta bianca . Gatto Nero esce solo di giorno, adora osservare le rondini e parlare con il suo amico merlo . Gatta Bianca esce solo di notte, ama osservare le stelle e ha come amica una civetta . Un giorno, spinti dalla curiosità , decidono l’uno di andare incontro alla notte e l’altra di andare incontro al giorno e così si incontrano. Inizia fra loro un’ amicizia fatta di scoperte reciproche che sfocerà presto in un sentimento di amore e porterà alla nascita di sei gattini .

Prima di proseguire il suo racconto, l’autrice pone la domanda: “Ma di che colore sono?” La storia apre potenzialmente problematiche riguardanti i legami di discendenza , di maternità e di paternità , addirittura di ereditarietà genetica . Gli allievi si pongono la domanda ed esprimono le loro idee. Anche la maestra se l’era posta e subito aveva cercato una spiegazione plausibile. Ebbene, mi confessa, “girando pagina mi sono ritrovata davanti a un finale inaspettato , che mi ha lasciato senza parole e per il quale ho cercato subito di trovare una ragione logica, ma invano”. Nell’ultima pagina si vedono sei gattini tutti arancioni !

La maestra, un po’ disorientata e perplessa per la scelta dell’autrice, decide di aspettare e di tenere nascosta la conclusione ai bambini. Si confronta con altri colleghi, ma nessuno riesce a dare una risposta adeguata al contesto, da condividere con tutta la classe. A questo punto affida ai bambini il compito di rappresentare con immagini e frasi il racconto, immaginando come potrebbero essere i sei gattini . I finali inventati dai bambini sono diversi fra loro e anche divertenti; certo, sono molto lontani dalla conclusione della fiaba. La maestra non si arrende e scrive alla casa editrice del libro sperando di ottenere qualche chiarimento sulla conclusione della fiaba.

La risposta non si fa attendere. Suggeriscono di rivelare ai bambini la versione dell’autrice e lasciar spazio alle domande. La maestra riprende il discorso con i bambini e rivela il finale del libro. Apparentemente, nessuna reazione e si cambia argomento. “Il giorno dopo – mi racconta la maestra – ad inizio mattinata mi si avvicina un allievo e mi dice: ‘Sai, io ci ho pensato molto e ho capito perché i gattini della storia sono arancioni; perché Gatto Nero viveva di giorno e Gatta Bianca di notte e i loro piccoli sono a metà: sono arancioni, perché sono come il tramonto ’. Rimango a bocca aperta, lo ringrazio per questo suo pensiero che condivido con la classe.

Mi ha aperto un mondo!”. Il bambino non aggiunge altro alla sua spiegazione e la maestra, a sua volta, non può che dar seguito a questa narrazione; “il tramonto – mi dice – per quel bambino sembra essere il momento di incontro di entrambi; quindi, forse i gattini sono arancioni per questo.” Non credo che occorrano altri commenti. Forse, dopo quella giornata, i genitori che hanno interrogato quei bambini su che cosa avessero fatto a scuola, non hanno ricevuto risposte particolarmente chiare e comprensibili. È certo, tuttavia, che il percorso narrativo da loro svolto insieme alla loro maestra ha aperto nuovi orizzonti in cui con lo stesso metodo potranno, crescendo, conoscere un mondo di cose. Ciò che succede apre nuove ipotesi e ci attira verso la realtà . La narrazione tiene viva questa attrattiva, ci accompagna in ogni momento della vita, è espressione dell’ esperienza di noi stessi e del mondo.

Raccontando cerchiamo nessi ed ipotesi che spalanchino il nostro sguardo sulla realtà per coglierne il senso in un impegno continuo. Perciò la narrazione è un buon metodo per insegnare e per imparare e anche per accompagnare gli insegnanti nel loro percorso formativo.

La reazione degli allievi e il significato del finale

Un allievo offre una spiegazione creativa sul finale della fiaba, aprendo nuovi orizzonti di comprensione. La maestra, inizialmente disorientata dalla conclusione inaspettata della storia, decide di non rivelare subito il finale ai bambini. Dopo aver discusso con i colleghi senza trovare una risposta soddisfacente, affida agli allievi il compito di rappresentare con immagini e frasi come potrebbero essere i sei gattini. I finali inventati dai bambini risultano diversi e divertenti, ma distanti dalla conclusione originale della fiaba. La maestra, non volendo arrendersi, contatta la casa editrice per chiarimenti sulla conclusione.

Dopo aver rivelato il finale ai bambini, inizialmente non ci sono reazioni evidenti. Tuttavia, il giorno successivo, un allievo si avvicina alla maestra e condivide la sua riflessione: ‘ Sai, io ci ho pensato molto e ho capito perché i gattini della storia sono arancioni; perché Gatto Nero viveva di giorno e Gatta Bianca di notte e i loro piccoli sono a metà: sono arancioni, perché sono come il tramonto .’ Questo pensiero sorprende la maestra, che lo condivide con la classe, aprendo un nuovo mondo di interpretazioni. La narrazione, quindi, non solo stimola la creatività degli allievi, ma li guida anche verso una comprensione più profonda della realtà. La maestra riconosce che il tramonto rappresenta un momento di incontro tra Gatto Nero e Gatta Bianca, suggerendo che i gattini arancioni simboleggiano questa fusione. Questo percorso narrativo ha sicuramente arricchito l’esperienza di apprendimento, permettendo ai bambini di esplorare nuove idee e significati.

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