Ricorre quest’anno il 90esimo anniversario della nascita dello scrittore Fulvio Tomizza, uno dei maggiori scrittori europei del secolo scorso.
La vita e l’opera di Fulvio Tomizza
Tomizza è stato costretto ad abbandonare la nativa Istria a 17 anni, insieme alla sua famiglia, profugo a Trieste a seguito del Memorandum di Londra del 1954 . Tornato qualche anno dopo in Jugoslavia , a Belgrado , perché lì voleva completare gli studi, si è trasferito definitivamente in Italia , lavorando come redattore presso la sede triestina della Rai ed iniziando parallelamente l’attività di scrittore. Come tale si è fatto notare, affermandosi nel 1960 , col romanzo Materada , il primo della cosiddetta “trilogia istriana” (gli altri due libri sono La ragazza di Petrovia (1963) e Il bosco di acacie , edito nel 1966); trilogia ripubblicata nel ’67, poi nell’89 nel libro Poi venne Cernobyl , e nel ’93 in un tascabile insieme ai racconti Via da Materada e L’Ente , precedentemente pubblicati nell’85 in Ieri, un secolo fa . Tomizza ha pubblicato complessivamente ventisette libri (tra cui alcuni per ragazzi e uno postumo, edito nel 2000 : La casa col mandorlo ), tradotti in dieci lingue e diffusi in molti Paesi europei e non.
L’importanza della sua scrittura
Fulvio Tomizza ha pubblicato complessivamente ventisette libri , tradotti in dieci lingue e diffusi in molti Paesi europei e non. La sua opera ha avuto un impatto significativo, non solo in Italia, ma anche all’estero, dove ha trovato un pubblico attento e riconoscente. La sua scrittura è caratterizzata da una profonda riflessione sulle identità culturali e storiche, rendendolo un autore di grande rilevanza nel panorama letterario europeo. Tomizza è considerato un autore di frontiera, in quanto la sua narrativa affronta temi legati ai confini e alle esperienze di vita di chi vive in territori segnati da divisioni culturali e politiche. La sua opera è un esempio di come la letteratura possa superare le frontiere, unendo diverse tradizioni e storie in un’unica voce narrativa.
Un autore di frontiera
Tomizza rappresenta l’esempio più significativo della letteratura di frontiera del nostro Paese, con una scrittura che supera le frontiere. È stato costretto ad abbandonare la nativa Istria a 17 anni, insieme alla sua famiglia, diventando profugo a Trieste a seguito del Memorandum di Londra del 1954 . Dopo un breve ritorno in Jugoslavia , si è trasferito definitivamente in Italia, dove ha lavorato come redattore presso la sede triestina della Rai e ha iniziato la sua carriera di scrittore. Tomizza ha pubblicato complessivamente ventisette libri , tradotti in dieci lingue e diffusi in molti Paesi europei e non. La sua opera è caratterizzata da un forte legame con le esperienze e le differenze dei suoi avi, che includono sloveni , croati e friulani , e riflette la complessità della sua identità culturale. La sua scrittura è stata definita da Paolo Milano, critico de l’Espresso , come una letteratura di frontiera , che si è diffusa in Europa nel secondo dopoguerra.
Tomizza, di padre italiano e madre slava, ha vissuto in un contesto in cui le frontiere erano reali e significative, influenzando profondamente la sua narrativa. In particolare, la sua trilogia istriana , che include i romanzi Materada , La ragazza di Petrovia e Il bosco di acacie , rappresenta un elemento chiave della sua opera, evidenziando la sua capacità di affrontare temi complessi legati all’identità e alla memoria. La sua scrittura non è solo un riflesso della sua terra natale, ma si colloca anche all’interno di un discorso più ampio sulla reconciliazione e sull’ Europa .