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Art Brut: L’arte libera dalle norme e dai pregiudizi culturali

L’Art Brut, definita da Jean Dubuffet, rappresenta un’arte pura e cruda, espressione di chi vive ai margini della società.

La definizione di Art Brut secondo Dubuffet

Jean Dubuffet, nel 1949, ha definito l’ Art Brut come un’ operazione artistica pura e cruda , creata esclusivamente dall’autore e basata sui propri impulsi personali . Questo approccio implica un allontanamento dai dettami della cultura ufficiale, cercando di raccogliere opere di outsider per oltre 30 anni. Nel 1976, Dubuffet ha fondato il Museo di Losanna, dove si possono ammirare opere che sono libere dalle norme e dai precetti di una cultura che lui considerava asfissiante. Dubuffet sostiene che chi è considerato folle può esprimersi liberamente, utilizzando materiali come pennelli e carta. Secondo lui, “la follia allevia il suo uomo, gli dà le ali e lo aiuta nella veggenza”.

Inoltre, Dubuffet afferma che i meccanismi di creazione artistica degli artisti outsider sono simili a quelli delle persone considerate normali . La distinzione tra normale e anormale è, secondo lui, inafferrabile. Egli invita a guardare le opere da diverse angolazioni, cambiando continuamente il punto di vista. Dubuffet mette in discussione la definizione stessa di opera d’arte , affermando che non c’è differenza tra l’arte di chi è considerato follie , dispeptici o malati . La sua collezione include lavori di persone ricoverate in istituti psichiatrici, detenuti e marginali, in cui si esprime una creatività non influenzata da condizionamenti sociali e culturali.

L’ Art Brut è quindi vista come una forma di resistenza e un antidoto contro le convenzioni. Questo approccio ha portato a un crescente interesse per l’ Art Brut , che è ben conosciuta e apprezzata nel Nord Europa, ma ancora estranea al grande pubblico in Italia.

La visione di Dubuffet sull’arte e la follia

Jean Dubuffet, fondatore dell’ Art Brut , definisce quest’arte come un’ operazione artistica pura e cruda , frutto esclusivo degli impulsi personali dell’autore. Egli sostiene che la distinzione tra normale e anormale è inafferrabile, ponendo la domanda: “Chi è normale?”. Dubuffet evidenzia che l’ispirazione artistica richiede una tensione estrema, che non può essere considerata normale. La sua visione si basa sull’idea che chi è giudicato folle possa esprimersi liberamente, utilizzando pennelli e materiali a disposizione.

Il valore dell’arte come espressione universale

Dubuffet afferma che i meccanismi di creazione artistica degli outsider sono simili a quelli delle persone considerate normali. La sua collezione include opere di individui ricoverati in istituti psichiatrici , detenuti e marginali, i cui lavori esprimono una creatività non influenzata da condizionamenti sociali e culturali. L’ Art Brut diventa così una forma di resistenza e un antidoto contro le norme imposte dalla società.

L’arte come invito alla riflessione

Dubuffet invita a guardare le opere da diverse angolazioni, cambiando continuamente il punto di vista. Questo approccio stimola il visitatore a interrogarsi su cosa sia realmente l’ arte , specialmente in un contesto di arte contemporanea. La sua visione originale mette in discussione la definizione stessa di opera d’arte e il diritto dei critici di classificarla.

L’Art Brut e la creatività autentica

L’ Art Brut non è un inno al dilettantismo, ma un invito a risalire all’ espressione libera e incontaminata, estranea alle necessità del mercato. Dubuffet sostiene che l’arte deve essere un’espressione autentica, frutto della ricerca interiore di bellezza e verità. La mostra al Mudec di Milano, che presenta opere di artisti con storie personali complesse, dimostra l’efficacia di questa visione, avvicinando il pubblico a un’arte spesso estranea in Italia ma ben conosciuta nel Nord Europa.

L’Art Brut come forma di resistenza

L’ Art Brut è considerata una forma di resistenza che accoglie la creatività non influenzata da condizionamenti sociali. Jean Dubuffet, fondatore di questo movimento, sostiene che l’arte espressa da chi vive ai margini della società, come i degeni di ospedali psichiatrici , i detenuti e i reietti , rappresenti una forma di espressione autentica e libera. Dubuffet mette in discussione la distinzione tra “normale” e “anormale”, affermando che questa distinzione è inafferrabile e che chi è considerato “folle” può esprimersi senza le limitazioni imposte dalla cultura ufficiale. La sua collezione include opere di artisti che, attraverso il loro lavoro, riescono a esprimere la loro creatività in modi radicali, rendendo l’ Art Brut un antidoto contro le convenzioni artistiche. Questa forma d’arte è un invito a risalire all’ espressione libera , estranea alle necessità del mercato e alle mode, e rappresenta un’opportunità per chi cerca in sé la bellezza e la verità .

In questo contesto, l’ Art Brut non è solo un’espressione artistica, ma un vero e proprio viaggio nella mente e nel cuore dell’uomo, capace di suscitare meraviglia e riflessione. La mostra al Mudec di Milano, che presenta opere di artisti con storie personali complesse, ha riscosso un notevole successo, avvicinando il pubblico a un’arte che, sebbene conosciuta e apprezzata nel Nord Europa , rimane ancora estranea al grande pubblico in Italia.

La potenza espressiva dell’Art Brut

L’Art Brut è un invito a risalire all’ espressione libera , estranea alle necessità del mercato. Questa forma d’arte, considerata grezza e pura , non è un inno al dilettantismo, ma piuttosto un modo per esprimere se stessi, quasi come un atto di salvezza . Gli artisti che creano opere di Art Brut spesso provengono da contesti di vita difficili, e le loro biografie raccontano storie di dramma personale e sofferenza . Molti di loro, orfani o reduci da esperienze traumatiche, hanno trovato nei materiali e nei colori una via per esprimere il loro dolore e la loro creatività. La necessità vitale di esprimersi apre dunque la possibilità di far risuonare la propria voce a chiunque.

L’Art Brut accoglie anche l’ invenzione più radicale , fungendo da forma di resistenza e antidoto contro le convenzioni sociali. L’esposizione al Mudec abbraccia opere provenienti da cinque continenti, con pezzi che trattano temi del corpo e delle credenze, creando un impatto significativo. Tra le opere esposte, troviamo:

  1. Hôtel du Cantal di Jean Dubuffet, una rappresentazione coloratissima della civiltà dei consumi.
  2. Barbu Müller, attribuita ad Antoune Rabany, realizzata in pietra lavica.
  3. Sculture mobili in legno di Émile Ratier, create da un uomo depresso e quasi cieco.
  4. Composition symbolique, un olio su tela con decorazioni di precisione millimetrica.
  5. Amour pour l’humanité di Augustin Lesage, un minatore che ha trovato la sua vocazione artistica in un momento di oscurità.
  6. Icône revisitée Vierge noire à l’enfant Jésus di Charles Boussion, realizzata con pennarelli e evidenziatori.
  7. Crocefissione di Gesù Cristo di Adolf Wölfli, adornata con numeri e lettere, frutto di una mente geniale nonostante la diagnosi di schizofrenia.

L’Art Brut, quindi, rappresenta un viaggio straordinario nella mente e nel cuore dell’uomo, un’esperienza che invita a superare i pregiudizi culturali e a sviluppare una vera compassione umana . Qui, l’arte conserva il suo mistero insondabile , impregnato di sofferenza e del desiderio di libertà che appartiene a ciascuno di noi.

Opere significative in mostra al Mudec

La mostra al Mudec presenta opere di artisti con storie personali complesse, esprimendo una creatività unica . Questi artisti, spesso considerati outsider , hanno trovato nei loro lavori una forma di espressione che sfida le convenzioni sociali e culturali. Le opere esposte provengono da esperienze di vita difficili, come quelle di degenti di ospedali psichiatrici , detenuti e marginali, che attraverso l’arte riescono a comunicare la loro voce interiore . Nell’esposizione si possono ammirare opere significative, tra cui:

  1. Hôtel du Cantal di Jean Dubuffet, una rappresentazione coloratissima e irridente degli albori della civiltà dei consumi.
  2. Barbu Müller, una pietra lavica attribuita ad Antoune Rabany, che colpisce per la sua originalità.
  3. Sculture mobili in legno e altri materiali di Émile Ratier, realizzate da un uomo depresso e quasi cieco, ma straordinariamente ingegnoso.
  4. Composition symbolique, un olio su tela caratterizzato da decorazioni di precisione millimetrica.
  5. Amour pour l’humanité di Augustin Lesage, un minatore francese che ha iniziato a dipingere dopo aver udito una voce misteriosa.
  6. Icône revisitée Vierge noire à l’enfant Jésus di Charles Boussion, realizzata con pennarelli e evidenziatori.
  7. Crocefissione di Gesù Cristo di Adolf Wölfli, adornata con numeri, lettere e note, che riflette la sua complessa opera di 25mila pagine.

Queste opere non solo mostrano la potenza espressiva dell’Art Brut, ma invitano anche il pubblico a riflettere su cosa significhi realmente arte , al di là delle etichette e dei pregiudizi. La mostra al Mudec, quindi, si configura come un’importante occasione per avvicinarsi a un’arte che, pur essendo ben conosciuta nel Nord Europa, rimane ancora poco esplorata in Italia.

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